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Caso 167

Ritorno alle basi

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Il vecchio maestro Banzen si era offerto volontario per fare da mentore al Clan del Ragno durante i viaggi della maestra Suku, ma col passare dei mesi l’esperienza lo aveva portato sull’orlo di una crisi di nervi. In un’applicazione critica, i componenti scritti dai diversi sviluppatori in qualche modo andavano in conflitto l’uno con l’altro, portando a strani errori in runtime.

Disperato, Banzen si procurò una bottiglia di huangjiu dal maestro Bawan, ne ingurgitò metà, e convocò il suo apprendista Djishin.

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Una settimana più tardi, Djishin riportò il proprio progresso:

“Il nostro problema è nei contesti session e request della servlet Java, dove memorizziamo i dati sullo stato e sul rendering. Questi contesti sono HashMap i cui valori sono oggetti Object e le cui chiavi sono oggetti String scelti dallo sviluppatore. Poiché ogni sviluppatore ha scelto le proprie chiavi senza consultare gli altri, capita talvolta che un componente sovrascriva i valori contestuali usati da un altro—spesso con un oggetto di tipo completamente diverso.”

“Quale soluzione, dunque?” chiese Banzen, stappando la sua bottiglia.

“Ho creato una classe condivisa ContextUtil con sessanta costanti String, una per ogni chiave contestuale usata nell’applicazione” disse Djishin fieramente. “E per ogni chiave ho fornito una coppia di metodi di utilità statici fortemente tipizzati per recuperare o impostare il valore di quella chiave in un determinato contesto.”

“Proprio come i metodi di proprietà” osservò Banzen.

“Esattamente!” disse Djishin. “Sto attualmente escogitando una convenzione dei namespace per le chiavi in modo che ogni sottosistema possa avere la propria classe ContextUtil, fornendo costanti e metodi statici addizionali a seconda delle necessità.”

“Proprio come le sottoclassi” osservò Banzen.

“Esattamente!” disse nuovamente Djishin.

“Eccellente” disse Banzen, svuotando il bicchiere. “Quindi in sette giorni, usando solo le semplici costanti e funzioni operanti su una hashtable Java generica, avremo inventato... l’Oggetto.”